Chi la dura la vince!

Dopo mesi di stallo politico, il Gran Consiglio ha finalmente approvato il Preventivo 2024. Questo dopo lunghe (infinite!) ore di dibattito politico.
Per quanto riguarda il personale impiegato nell’amministrazione cantonale le misure di risparmio proposte, da noi fermamente contestate, erano due:

  • la riduzione del 2% di salario sopra i 60’000 franchi di salario annui
  • la non concessione del carovita (+ 1.4%)

Pensare di risanare i conti dello Stato tagliando i salari a funzionari, docenti, poliziotti, infermieri, cuochi, operai… non ci sembra una gran soluzione anzi, è una strategia politica tanto illusoria, quanto inconcludente. L’unico risultato che si otterrà sarà l’aumento del malcontento tra i lavoratori che, sempre più demotivati per la poca considerazione ricevuta, lavoreranno meno e sicuramente peggio. Senza pensare poi ad assenteismo e forme di protesta diffuse che potrebbero arrivare a scioperi per settori o a singhiozzo. Altro tema da aggiungere, quello dell’abbandono precoce della professione da parte di coloro, solitamente i migliori della classe, che poco ci mettono a trovare un datore di lavoro (magari anche oltre Gottardo), che per loro dimostri maggiore considerazione.

Minimizzare l’effetto di queste scelte politiche, è più superficiale delle misure stesse. Scelte politiche semplicistiche e per nulla lungimiranti che non fanno altro che aggiungersi ad una lunga lista di misure già decise negli anni a danno dei lavoratori.

Ancor peggio, queste non si sono mai dimostrate efficaci nel risolvere il problema dell’aumento della spesa pubblica. Ci chiediamo come si possa continuare a scaricare sui dipendenti l’onere di un risanamento finanziario, invece di assumersi le proprie responsabilità dirigenziali e gestionali!

Detto ciò, la nostra non è una bieca difesa dell’impiego pubblico, interveniamo regolar- mente presso ogni datore di lavoro che riduce i salari ai propri dipendenti. Il nostro è un intervento diretto contro il maggior datore di lavoro di questo Cantone, verso quello che dovrebbe fungere da modello d’esempio virtuoso per quei datori di lavoro che, tristemente, favoriscono la fuga di cervelli, denatalità e il costante aumento del differenziale salariale tra Ticino e resto della Svizzera.

Fortunatamente, dopo mesi di costante lavoro sindacale e di mobilitazioni di migliaia di lavoratori, i Parlamentari hanno deciso, a maggioranza, di rispedire al mittente le misure di risparmio proposte dal Governo. Niente da fare invece per quanto riguarda la concessione integrale del carovita. Si è optato per una proposta di compensazione parziale che non ha soddisfatto alcuni ma non tutti, quella di concedere un’indennità una tantum di 400 franchi e ulteriori due giorni di vacanza per il 2024. Una forma, tutta ticinese, di “rincaro misto”, tramite un’indennità forfettaria e una sorta di “salario in natura”. Questa formula ha trovato soddisfazione, anche sé parziale, tra la maggioranza dei nostri iscritti che, pur non essendo pienamente soddisfatti, hanno accettato a denti stretti almeno quanto ottenuto, rinunciando a forme di mobilitazione più dure come lo sciopero. Altri sindacati, più radicalizzati nelle proprie posizioni, hanno voluto mantenere lo sciopero indetto per il 29 febbraio 2024. Vedremo l’effetto di tale protesta. Questa forma d’azione collettiva, l’astensione dal lavoro, è la forma di dissenso più dura a livello sindacale. Verosimilmente questa avrà l’effetto di estremizzare le posizioni, compro- mettendo i rapporti tra i due fronti, portando alla messa in discussione per il futuro di quanto, anche se non tutto, almeno sindacalmente ottenuto tramite animata, ma pacifica, negoziazione. Attenzione poi al tema della votazione sulle misure di compensazione sulla cassa pensione dello Stato (IPCT). Votazione centrale e per nulla scontata da vincere. Ognuno si assumerà le proprie responsabilità, responsabilità di altri che, al momento opportuno, dovranno render conto dei propri, secondo noi gravi, errori strategici a livello di politica sindacale.

Questo ci dicono era solo l’antipasto, le vere misure arriveranno nel 2025, l’attenzione su questi temi dovrà quindi rimanere altissima. Il servizio pubblico per quanto riguarda sanità, sicurezza, giustizia, trasporti, formazione non va peggiorato anzi, vanno approfonditi i bisogni di una società sempre più esigente e frammentata…È inutile dirlo, la spesa pubblica, in tutta Europa, in Svizzera e in tutti i Cantoni, è costantemente aumentata negli ultimi anni e continuerà a farlo! Questo per rispondere a esigenze di una cittadinanza, sempre più longeva e sempre più pretenziosa, giustamente, di servizi ed attenzioni. 

Sciopero sì o sciopero no? Il tema è un altro

Di pareri discordanti sullo sciopero odierno ne sono stati formulati a iosa e di ogni gene- re, per cui inutile qui riprendere il discorso. Massimo rispetto per chi sciopererà e altrettanto rispetto per chi non lo farà e continuerà a battersi in altro modo.

Un’unica realtà incontrovertibile. Questa for- ma di protesta prende le mosse dall’indigeribile e doloroso esercizio di risparmio proposto dal Governo che, va pur detto, ha proposto misure che non brillano certo per sincerità o lungimiranza o credibilità.

Nonostante la relativa limitatezza degli argo- menti proposti, l’operato del Governo dapprima e del Parlamento poi, non possono sottrarsi ad un pessimo giudizio globale sul proprio operato. Anzi lo spiacevole scarico di responsabilità, attribuendo le proprie scelte all’indicazione della volontà popolare, deve fare riflettere.

La scelta tra una politica orientata alla sensibilità sociale e alla solidarietà, oppure una politica atta a distruggere la classe media, favorendo la divaricazione sempre più ampia tra le condizioni di vita di pochi superprivilegiati e quella di una fascia sempre più cospicua di diseredati, non composta solo dai tradizionali “poveri”, ma anche da lavoratori qualificati o addirittura specializzati, che si vedono sempre più immiseriti nel proprio potere d’acquisto, non consente più scappatoie di sorta.

Di una cosa siamo sicuri. Le grandi mobilitazioni sindacali degli ultimi mesi, con il loro implicito significato di diffusa ribellione, faranno da spartiacque.

La politica dovrà realmente interrogarsi sulla volontà che lo Stato sia un servizio di pubblica utilità (che garantisca a tutti formazione, prestazioni sanitarie, sicurezza personale) oppure uno strumento a disposizione di pochi per assicurarsi sempre maggiori facilitazioni d’arricchimento personale.

Questo e altri articoli sul numero 418 di Progresso Sociale, il periodico dei Sindacati Indipendenti Ticinesi distribuito gratuitamente ai suoi soci.

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