Dipendenti pubblici e risparmi

In periodi di ristrettezze finanziarie, come quelli che purtroppo stiamo attraversando, quello di rivolgere le proprie attenzioni verso la macchina dello Stato e il suo costo è spesso uno degli esercizi più in voga nella politica, sostenendo, in poche parole, che i dipendenti pubblici sono un numero eccessivo e costano troppo. 

Che in una realtà con migliaia di collaboratori vi sia margine per migliorare e che ci siano dipendenti con gradi diversi di impegno (come in qualsiasi realtà pubblica o privata) è chiaro; tuttavia non si può pensare di risparmiare, come se nulla fosse, decine o addirittura centinaia di milioni, semplicemente cercando "l'applauso della platea" senza volersi veramente chinare sul problema. 

In effetti mi pare che spesso nei ragionamenti manchi un aspetto tutt'altro che marginale: la stessa classe politica è quella che spesso dimentica come il maggior influsso sulla crescita di questo apparato è proprio dato dalle sue scelte. Ad esempio, quando si chiedono classi dimezzate nelle scuole medie o meno allievi per classe si stanno implicitamente aumentando i docenti. Oppure quando si domanda maggiore sicurezza sul territorio questo comporta un numero superiore di agenti di polizia. E così continuando, quando si vogliono dare risposte al disagio sociale, quando si vogliono più controlli sul mercato del lavoro o quando si chiede una giustizia più celere, normalmente uno degli elementi centrali è quello che riguarda il personale. È vero, si dirà, ma come la mettiamo con l'aumento della produttività e dell'efficienza? Questo è sicuramente un buon punto e, seppur non bisogna illudersi che sia la panacea di tutti i mali, può e deve dare un suo contributo. Anche qui però ci può essere la politica a porre dei freni. Ad esempio in parlamento, ormai da anni, vi è un progetto di legge edilizia che permetterebbe di digitalizzare e snellire le procedure, di cui però si è persa traccia o ancora, da anni ormai, si discute di riformare la giustizia per permetterle di funzionare meglio, ma poco o nulla si muove. 

In conclusione, nessuno dice che non si possa mettere in discussione l'assetto della macchina amministrativa, ma prima di farlo con una certa faciloneria, bisognerebbe tenere presenti due aspetti: il primo avere l'oggettività di capire che la maggior parte delle decisioni in definitiva le prende la politica stessa e quindi la prima misura di risparmio concreta è che non si vadano di continuo a chiedere interventi più incisivi e in nuovi ambiti. Il secondo è che la tanto vituperata amministrazione è fatta per la maggior parte da persone che fanno il loro lavoro, e lo fanno anche bene, contribuendo, così come molti altri, al buon funzionamento di uno Stato dove tutto sommato (e guardando gli esempi di altri paesi europei) non possiamo solo lamentarci non riconoscendone anche i tanti lati positivi.

Questo e altri articoli sul numero 414 di Progresso Sociale, il periodico dei Sindacati Indipendenti Ticinesi distribuito gratuitamente ai suoi soci.

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