GEN Z Lavorare? Sì, con passione, ma a modo mio - Parte 1

La Generazione Z, è generalmente definita come l’insieme delle persone nate tra il 1996 ed il 2012. Dato che i primi a rientrare in questa generazione sono ormai ventenni, molti di essi stanno iniziando a muovere i primi passi nel mondo del lavoro. La curiosità rispetto al cambio generazionale è alta e sono stati fatti diversi studi per sondare come i giovani adulti stiano vivendo il passaggio… In queste indagini, così come nei media che hanno colto la palla al balzo per creare sensazione, vengono messe in evidenza tendenze come l’edonismo, il desiderio di ricchezza e successo senza la volontà di faticare per raggiungerle, la poca affidabilità. Ma sappiamo anche che oggi è fin troppo facile trarre conclusioni generali ed esaustive da alcuni dati statistici e che spesso queste si rivelano essere sommarie, superficiali e persino erronee. Abbiamo scelto quindi di  percorrere un’altra strada e di chiedere direttamente ai rappresentanti della generazione Z che vivono in Ticino di condividere la loro esperienza. Laura, Alessia e Yann ci hanno raccontato come stanno vivendo quest’epoca. Dai loro racconti emerge una generazione riflessiva e intelligente, confrontata con un panorama non facile, che valorizza il proprio tempo libero e al contempo dimostra una passione verace per la professione scelta. Un cambiamento chiaro che emerge anche da queste interviste è il passaggio dal paradigma del “vivere per lavorare” al “lavorare per vivere”.


Alessia

Età: 26 anni
Città: Lugano
Formazione: Bachelor e Master in Lingua, Letteratura e Civiltà Italiana USI
Professione attuale: insegnante di italiano L2 nell’ambito dell’integrazione
Lavoro dei sogni: il mio lavoro attuale mi piace moltissimo ma vorrei fare l’abilitazione come insegnante di italiano per le scuole di maturità


L’esperienza di Alessia con il mondo del lavoro…
Mi ritengo fortunata perché amo il mio lavoro e mi sono inserita bene. Amo poter aiutare le persone a sviluppare le proprie capacità e mi motiva molto vedere i progressi che fanno gli allievi nel corso dell’anno. Di certo, il mondo con cui siamo confrontati è competitivo ed esigente… Oggi è tutto sempre più settoriale e complesso. Come insegnante, nel mio caso di letteratura italiana, vengono richieste formazioni specifiche extra per ogni fascia d’età a cui vorrò insegnare. Delle formazioni che si aggiungono al carico lavorativo di base. Allo stesso modo noto che il mondo del lavoro stesso si sta adattando alle esigenze delle nuove generazioni. Siccome valorizziamo il tempo personale, in diversi paesi si sta sperimentando la settimana lavorativa di quattro giorni. Sono sempre di più i giovani che desiderano lavorare all’80% così come poter fare parte delle ore in smart working… Se 50 anni fa il mantra era “il lavoro nobilita l’uomo” e quindi aveva una posizione privilegiata nella vita di una persona, oggi questo aspetto sta cambiando: il lavoro è percepito come un accessorio per migliorare la propria vita e non più come il fulcro. Nel mio percorso lavorativo sono motivata dalle opportunità di cambiamento e dal fatto che c’è sempre un dopo. Mi interessa vivere in modo attivo l’evoluzione del mondo del lavoro e sono curiosa di scoprire quello che verrà, con il desiderio di mantenere un equilibrio ottimale tra libertà e responsabilità lavorative. 

Cose che cambieresti della formazione e del lavoro
Credo che i percorsi scolastici oggi preparino molto bene, il problema è che le richieste del mondo del lavoro spesso non combaciano con i contenuti appresi a scuola. Le scuole teoriche dovrebbero inserire più esperienze pratiche per preparare i giovani alle esigenze attuali. Licei e università, per esempio, dovrebbero incoraggiare ed aiutare gli allievi a fare degli stage. Per quanto riguarda il posto di lavoro… Per stimolarmi deve lasciarmi carta bianca, devo essere libera di definire le miei lezioni, scegliere i libri di testo e le attività. Apprezzo un ambiente di lavoro attento e curato che metta a disposizione gli strumenti necessari per lavorare bene facilitando la vita. Il lavoro deve offrire fiducia, ascolto e accoglienza alle iniziative individuali. Inoltre sarei pronta a rinunciare a un posto se dovessero esserci comportamenti immorali.

Un sostegno adeguato
L’ambiente che viviamo, scolastico e professionale, è molto più competitivo di com’era 50 anni fa. Zii e genitori che ci dicono “io alla tua età avevo già realizzato questo, ero indipendente, già lavoravo da tempo” che non vedono che la realtà alla quale noi siamo confrontati è diversa e credo più complessa. A noi vengono richieste più specializzazioni e titoli, la vita è più veloce, stressante e costa di più. In questo contesto, ritengo che sarebbe utile e necessario integrare un supporto psicologico, organizzativo e orientativo che accompagni i ragazzi sia nel corso degli studi che sul posto di lavoro.

Punti forti della Gen Z
Rispetto alle generazioni precedenti siamo più aperti al cambiamento e più inclusivi. Siamo meno fiscali con gli altri e anche con noi stessi, meno duri e critici e più pronti ad accogliere. Inoltre, abbiamo una sensibilità profonda rispetto a tematiche come quella ambientale e quella sociale, che teniamo presente anche nelle nostre scelte lavorative. Abbiamo avuto la  fortuna di essere nati a cavallo tra la realtà precedente e quella attuale iper tecnologica. Dal punto di vista dell’uso e abuso della tecnologia e dei social abbiamo quindi una percezione su com’era il prima e sul dopo e quindi un approccio piuttosto consapevole ed equilibrato. 

Punti fragili della Gen Z
Siamo cresciuti in delle condizioni più facili, di maggiore benessere, e questo paradossalmente ci ha fragilizzati. Quando ci scontriamo con realtà più complesse o, semplicemente, con le sfide della vita adulta, crolliamo con più facilità. Abbiamo anche la tendenza a pensare che sia un po’ tutto dovuto, talvolta senza mettere in conto l’impegno necessario per perseguire determinati obiettivi. Lottiamo tanto per i diritti, che è una cosa bella, ma ci scordiamo dell’importanza della responsabilità individuale e dei doveri di ciascuno. Per la nostra generazione è più difficile entrare nel mondo del lavoro perché, oltre a non essere armati per affrontare determinate sfide, siamo confrontati con un mondo competitivo ed esigente. Tra le fonti di ansia più importanti oggi c’è l’abuso dei social dove veniamo confrontati continuamente a narrative, spesso falsate, di vite che sembrano migliori delle nostre, corpi migliori dei nostri, idee che sembrano migliori. Questo genera un senso di inadeguatezza che genera ansia, di un qualcosa che dovremmo fare meglio, o di più o diversamente. La demotivazione è data da un mondo del lavoro sempre più competitivo. A questo si aggiunge la eco-ansia, legata al futuro precario del pianeta, e le immagini di guerre e di crisi politiche e sociali alle quali siamo sottoposti ogni giorno. Con l’aumento delle possibilità di studio e formazione, gli stimoli di vite potenziate dei social e le richieste di competenze più elevate che vengono dal lavoro, l’ambizione è cresciuta ma con essa anche la pressione, le difficoltà a trovare il proprio posto e l’ansia di non farcela.


Questo e altri articoli sul numero 418 di Progresso Sociale, il periodico dei Sindacati Indipendenti Ticinesi distribuito gratuitamente ai suoi soci.

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