Giovani e lavoro in Ticino: tra ostacoli e nuove strade
Disoccupazione, precariato e competenze in trasformazione: sfide e opportunità per le nuove generazioni nel mercato del lavoro svizzero
In un contesto caratterizzato da rapidi cambiamenti tecnologici e sfide economiche, i giovani rappresentano una risorsa fondamentale per il mercato del lavoro. In Svizzera, e in particolare in Ticino, molti di loro hanno accesso a una formazione di alta qualità, come i solidi percorsi universitari e l’apprendistato duale, che combina teoria e pratica e offre solide opportunità professionali. Tuttavia, nonostante questa preparazione, molti giovani si trovano ad affrontare difficoltà nell’ingresso stabile nel mondo del lavoro. Tra stage non retribuiti, contratti a termine e la crescente automazione, le sfide sono molteplici. Anche con un’istruzione solida, l’accesso a un impiego stabile può rivelarsi arduo, evidenziando la necessità di un mercato del lavoro più inclusivo e in grado di valorizzare adeguatamente le competenze dei giovani.
Secondo i dati più recenti della Segreteria di Stato dell’Economia (SECO), il tasso di disoccupazione in Ticino si attesta al 2,9%, con un tasso del 3,2% fra i 25-49enni e del 2,6% fra gli over 50. Il tasso di disoccupazione giovanile in Ticino tra i 15 e i 24 anni è del 2,6%, un valore in linea con la media nazionale. Tuttavia, la persistenza di difficoltà occupazionali per i giovani segnala un disagio che va oltre la semplice congiuntura economica. Le cause sono molteplici: dalla discrepanza tra formazione e competenze richieste, alla concorrenza sul mercato del lavoro locale, fino alla crescente pressione verso una flessibilità lavorativa che spesso si traduce in precarietà. Il lavoro precario in Ticino, e in generale in Svizzera, è un problema che colpisce anche i giovani, spesso con contratti a termine o part-time. Le persone giovani possono essere particolarmente vulnerabili a questa situazione, soprattutto se non hanno completato la formazione o hanno difficoltà a trovare un impiego stabile. A questo si aggiunge il fenomeno degli stage “a catena”. Se da un lato offrono un’opportunità di apprendimento, dall’altro rischiano di alimentare una spirale di precarietà, scoraggiamento e perdita di fiducia nel sistema.
Il futuro del lavoro passa inevitabilmente attraverso i giovani, è necessario quindi impegnarsi per favorire le opportunità di costruirsi una carriera stabile e soddisfacente. Nonostante i tassi di disoccupazione inferiori alla media europea, in Ticino, come in tutta la Svizzera, le sfide sono complesse: precarietà, disallineamento tra formazione e domanda, mancanza di ponti tra scuola e mondo del lavoro, concorrenza sul mercato locale. I segnali di dinamismo, creatività e desiderio di protagonismo da parte delle nuove generazioni non mancano. Per trasformare queste potenzialità in opportunità concrete serve un impegno condiviso: da parte delle istituzioni, del sistema educativo, delle imprese e della società civile. Sostenere i giovani nel loro percorso professionale non è solo una questione economica, ma una responsabilità collettiva per garantire coesione sociale e innovazione oggi e domani.
Le esperienze di due giovani ticinesi ci permettono di conoscere più da vicino alcune delle sfide attuali…
Marco 28 anni, Giubiasco
Lavoro precario e poche certezze: il percorso di un giovane laureato ticinese
Mi chiamo Marco, ho 28 anni e vivo a Giubiasco. Ho studiato all’Università della Svizzera italiana, dove ho conseguito sia il Bachelor che il Master in Lingua, letteratura e civiltà italiana, con un Minor in Filosofia. Durante il Master, ho avuto l’opportunità di dividere il mio percorso tra l’USI e La Sapienza di Roma, dove mi sono concentrato sulla Filologia moderna.
Dal punto di vista lavorativo, ho iniziato con uno stage nella redazione digitale di RSI Cultura, dove lavoro tuttora con un contratto ad ingaggio, che prevede 99 entrate in servizio nell’arco di un anno. Sono anche iscritto alla piattaforma GAGI per effettuare supplenze di italiano, storia e filosofia: finora ne ho fatte diverse, sia alle Scuole Medie che al Liceo.
Il mio obiettivo è lavorare nell’insegnamento, ma trovare un impiego stabile in questo settore è molto difficile. Il DFA, l’unico ente che abilita all’insegnamento, apre concorsi sempre più raramente. Quando lo fa, i candidati sono tantissimi e i posti disponibili pochissimi, quindi la concorrenza è davvero alta. Inoltre, i continui tagli al servizio pubblico e all’istruzione non aiutano a creare nuove
opportunità.
Questa instabilità ha un impatto significativo sulla mia vita quotidiana. A 28 anni vorrei essere economicamente indipendente, ma non sono ancora riuscito a raggiungere questo obiettivo. Con le supplenze riesco a cavarmela, ma si tratta sempre di incarichi temporanei, incerti, per cui bisogna farsi trovare pronti e sperare nella chiamata.
Nonostante tutto, continuo a guardare avanti. Spero di potermi abilitare all’insegnamento, anche se so che non sarà possibile a breve termine. Intanto, mi sto muovendo per intraprendere un dottorato in Lettere e per rinnovare il mio contratto ad ingaggio in RSI.
Riccardo 28 anni, Lugano
Stage con esperienza, risposte automatizzate e concorrenza globale: il paradosso del primo impiego
Mi chiamo Riccardo, ho 28 anni e sono un neolaureato. Sono nato e cresciuto a Lugano, dove ho anche svolto tutto il mio percorso di studi. Dopo aver ottenuto un Bachelor of Arts in Economics con un minor in Finance presso l’Università della Svizzera Italiana (USI) tra il 2018 e il 2022, ho proseguito con un Master of Science in Economics, con major in Finance e minor in Digital Finance, sempre all’USI, dal 2022 al 2024.
Durante il mio percorso universitario ho accumulato diverse esperienze lavorative, sia a tempo pieno che part-time. Ho lavorato come assistente amministrativo, amministratore immobiliare, ho svolto il servizio militare nell’esercito svizzero e poi il servizio civile nel settore sociale. A queste si aggiungono vari lavoretti estivi e part-time.
La ricerca di un lavoro stabile, però, si sta rivelando più difficile del previsto. Mi sto concentrando soprattutto sulla Svizzera interna, in particolare nel Canton Zurigo, dove il mercato è più ampio e internazionale. In Ticino ho inviato solo poche candidature notando, in generale, tempi di risposta molto più lunghi rispetto alla Svizzera tedesca.
Finora ho inviato quasi 200 candidature, di cui circa 90 per stage o internship, tutte posizioni coerenti con la mia formazione e le mie competenze. Le difficoltà principali che ho riscontrato sono molteplici. Innanzitutto, i requisiti richiesti sono spesso sproporzionati: per stage chiedono 1-3 anni di esperienza, mentre per posizioni junior si arriva addirittura a 3-7 anni. È assurdo per chi, come me, si affaccia ora sul mondo del lavoro.
Un altro ostacolo è la fortissima concorrenza. Il mercato svizzero attira molti candidati da tutto il mondo grazie agli stipendi elevati. Nei colloqui che ho fatto a Zurigo, meno della metà degli intervistatori erano svizzeri. A questo si aggiunge l’impatto dei recenti licenziamenti in massa in grandi banche come Credit Suisse e Julius Baer, che hanno messo sul mercato centinaia di profili senior ora in cerca di impiego.
Questo e altri articoli sul numero 423 di Progresso Sociale, il periodico dei Sindacati Indipendenti Ticinesi distribuito gratuitamente ai suoi soci.