Il menu ricco del 9 giugno e lo stato di salute del Paese

Era da qualche tempo che la nostra democrazia diretta non proponeva alla cittadinanza un menu ricco come quello che – fra temi federali e cantonali – ci verrà servito nella tornata di votazione del 9 giugno 2024.

Come sempre accade in Svizzera, l’appuntamento con le urne sarà anche (soprattutto?) l’occasione per un check-up sullo stato di salute del nostro sistema politico, e sull’allineamento fra la classe politica e la cittadinanza.

In questo articolo vi proporrò perciò una panoramica sugli oggetti sottoposti al nostro giudizio, con alcune considerazioni personali cu ciò che è possibile leggere fra le righe. Cominciamo con la votazione federale.

Possiamo trattare i primi due oggetti come gemelli (eterozigoti), perché le proposte del PS e del Centro per ridurre i premi dell’assicurazione malattia e/o i costi della salute sono più che altro un messaggio che riguarda l’impotenza del Parlamento federale. Negli ultimi anni, il Legislatore si è infatti dimostrato incapace di trovare compromessi percorribili, sulle riforme politicamente più scottanti – oltre a quella del sistema sanitario possiamo senz’altro menzionare quella delle pensioni, ma anche altri cantieri come quello legato alla politica di sicurezza e alle relazioni con l’Unione europea. Il risultato di questo stallo prolungato è il moltiplicarsi di iniziative popolari dal sapore demagogico, apparentemente miracolose – che come soluzione propongono, quasi sempre, di creare enormi costi aggiuntivi a carico dello Stato, e quindi di scaricarli sotto forma di debiti sul groppone delle generazioni future.

Il terzo oggetto è solo all’apparenza un tema minore, perché ci parla della forza del fronte dei «coronascettici» – che ci porta infatti al voto per la quarta volta nel giro di pochi anni. Comunque vada a finire il 9 giugno, è un promemoria sul fatto che le ferite prodotte nel corpo sociale durante la pandemia sono tuttora aperte – e che continuare a ignorarle, come se fra il 2020 e il 2022 non fosse successo nulla, non è la strategia per farle rimarginare.

Con il quarto oggetto siamo alla resa di conti in tema di politica energetica e ambientale, nel senso che ognuno sarà chiamato a dimostrare la sua buona fede. Governo e Parlamento si sono schierati con la strategia del Consigliere federale Albert Rösti, per dare un impulso alla produzione tramite fonti rinnovabili. Purtroppo per lui, il direttore del DATEC si trova ora ad affrontare l’alleanza contronatura fra il suo stesso partito, l’UDC, e il fronte ambientalista. A questo proposito, la tattica del blocco rosso-verde appare sempre più chiara: aperture di facciata, nelle sedi istituzionali, e guerriglia nella sfera locale per bloccare qualunque progetto concreto – in nome di un’ideologia sempre più apertamente ispirata al sogno di un «regresso sostenibile». 

Detto della votazione federale, a livello cantonale saremo invece impegnati con tre oggetti che – pur nella loro diversità apparente – possono essere considerati come un
unico grande test di inizio Legislatura. Un anno dopo le elezioni dell’aprile 2023, Governo e Parlamento si presentano per la prima volta davanti al popolo con tre proposte sulle quali hanno costruito un largo consenso: si tratterà di capire se questi progetti  otterranno conferme, o se i precari equilibri faticosamente raggiunti in questi mesi dovranno già essere ridisegnati. Considerata l’accresciuta frammentazione del Gran Consiglio, l’eventuale sconfitta del fronte maggioritario il 9 giugno (su uno o più temi) sarebbe uno scossone di sicura magnitudine, destinato ad avere ripercussioni al momento imprevedibili sul resto del quadriennio.

Di grande rilevanza, anche per il fronte partitico compatto che le sostiene, sono per prima cosa le misure di compensazione per le future rendite degli affiliati alla cassa pensione dello Stato. Sarebbe davvero un smacco politico se un compromesso che vede allineati Governo, sindacati e una maggioranza assoluta del Parlamento non riuscisse a convincere anche la cittadinanza della bontà di questa soluzione. 

Sempre in quest’ottica, anche ottenere l’approvazione della riforma tributaria – che sostituisce una legge vecchia di 50 anni – sarebbe davvero un risultato di rilievo. Al di là delle conseguenze fiscali, con un voto positivo il popolo riconoscerebbe che la nostra politica ha dimostrato la capacità di dare risposte su temi di grande respiro, con misure equilibrate e a vantaggio di tutta la popolazione. Un «sì» alla riforma sarebbe perciò anche un’iniezione di fiducia nel sistema – e darebbe a noi eletti la piacevole sensazione che lavoriamo avendo il popolo alle nostre spalle.

Questo e altri articoli sul numero 419 di Progresso Sociale, il periodico dei Sindacati Indipendenti Ticinesi distribuito gratuitamente ai suoi soci.

Scaricare il numero in versione PDF

Indietro