
La barriera invisibile
«Le donne hanno raggiunto un certo punto - io lo chiamo il soffitto di cristallo. Sono nella parte superiore del management intermedio, si sono fermate e rimangono bloccate. Non c’è abbastanza spazio per tutte quelle donne ai vertici. Alcune si stanno orientando verso il lavoro autonomo. Altre stanno uscendo e mettono su famiglia». Nel 1984, con queste parole, Gay Bryant, autrice e direttrice di riviste negli Stati Uniti, rende popolare il concetto di tetto di vetro o soffitto di cristallo.
«Mi sono sempre sentita impotente in quanto giovane e in quanto donna, ma
non ho mai voluto arrendermi, non potevo farlo, nonostante tutta la frustrazione che ne è derivata (…) voglio rompere il soffitto di cristallo», scrive nel 2021 sul suo profilo Instagram Flavia Restivo, politologa, attivista femminista e più giovane candidata del Partito Democratico al Consiglio Comunale di Roma. Cosa è cambiato oggi nelle possibilità che la donna ha di occupare posizioni di leadership?
Ogni anno The Economist analizza 29 nazioni per valutare le opportunità per le donne rispetto alla parità di trattamento sul posto di lavoro, in particolare per quanto riguarda i ruoli dirigenziali. Il Glass Ceiling Index è diventato un appuntamento con la realtà dei fatti. Un reality check che rivela una situazione poco edificante per il nostro paese, al 26esimo posto nel GCI del 2020, appena dopo la Grecia, e prima di Turchia Giappone e Corea che occupano gli ultimi posti. Ad evidenziare il contrasto ci pensano i paesi nordici, ai primi posti dell’indice. Nazioni come la Svezia che del proprio privilegio di paese sviluppate ha saputo fare una virtù, oltre che in ambito ambientale anche rispetto alle pari opportunità per la donna nel mondo del lavoro.
Abbiamo incontrato Rachele Santoro, Delegata per le pari opportunità per il Canton Ticino, per comprendere la situazione alle nostre latitudini e mettere energia nel motore del cambiamento. Ci interessa capire perché la Svizzera è tra gli ultimi posti …
Il Glass Ceiling Index è un indice composto da 10 indicatori, i quali misurano diversi parametri relativi alla segregazione verticale ed è dunque focalizzato attorno alla possibilità per le donne di fare carriera e superare, o meglio, infrangere, il soffitto di vetro in un dato paese. I 10 indicatori che lo compongono riguardano il divario nell’istruzione tra uomo e donna, la partecipazione femminile alla forza lavoro, la disparità salariale, la presenza di donne in posizioni dirigenziali, la rappresentanza femminile all’interno dei Consigli d’Amministrazione, i costi relativi ai servizi di accoglienza della prima infanzia, i congedi maternità e paternità e la rappresentanza femminile in politica. Considerando dunque l’insieme di questi parametri, la Svizzera ottiene un risultato poco invidiabile, posizionandosi al quart’ultimo posto. In questa classifica gli elementi che penalizzano maggiormente il nostro paese sono legati ai costi per i servizi di custodia (per questo indicatore la Svizzera detiene l’ultimo posto in classifica in quanto il livello dei costi per la cura dei bambini corrisponde al 44% del salario medio), nonché la durata dei congedi maternità e paternità i quali sono nettamente inferiori rispetto a quanto riconosciuto in altre nazioni. I parametri sui quali la Svizzera si colloca invece tra le migliori nazioni riguardano la partecipazione femminile in politica, la quale con le ultime elezioni federali del 2019 è aumentata al 42% nel consiglio nazionale (84 donne elette su 200 seggi) e l’educazione in quanto la percentuale di donne che conclude una formazione terziaria (55.3%) è leggermente superiore rispetto a quella maschile (50.8%). Se prendiamo in considerazione altri indici globali, come ad esempio il Global Gender Gap Report proposto dal World Economic Forum (WEF), la Svizzera si posiziona al 10° posto su 153 Stati che partecipano al rilevamento. Questo perché l’indice del WEF indaga le disuguaglianze di genere sulla base di tre dimensioni: istruzione, partecipazione femminile in politica e nell’economia e non si focalizza unicamente sulla possibilità delle donne di accedere a posizioni dirigenziali, come nel caso del Glass Ceiling Index.
Quali sono le maggiori ragioni storiche, sociali e culturali che determinano il contesto svizzero attuale? Le motivazioni di un tale posizionamento sono molteplici. Dal punto di vista storico possiamo dire che il sistema politico elvetico, con il federalismo e la democrazia, ha creato ritardi nel concedere il suffragio femminile e nell’adottare modifiche legislative in favore di una maggiore parità. Solamente nel 1971, ovvero 50 anni fa, gli uomini svizzeri votarono a favore del diritto di voto e di eleggibilità alle donne rallentando così la partecipazione femminile in politica e più in generale l’appropriazione delle donne dello spazio pubblico e economico. A livello legislativo la Svizzera ha adottato un articolo costituzionale sulla parità tra donne e uomini solamente nel 1981 (art. 8 cpv. 3 della Costituzione federale), giungendo in ritardo rispetto ad altre nazioni. Poi vi sono delle motivazioni economiche e sociali, in quanto il nostro sistema di welfare è ancora fortemente incentrato su un modello di conciliabilità lavoro-famiglia dove il padre lavora a tempo pieno e la madre lavora a tempo parziale o non lavora. Questo crea una non-conciliabilità che spinge le donne a rinunciare totalmente o parzialmente all’attività lavorativa per dedicarsi alla cura dei figli. Occorre dunque investire molte più risorse nella conciliabilità, attraverso l’introduzione di congedi parentali liberamente suddivisibili all’interno della coppia, la flessibilizzazione delle condizioni di lavoro (adozione del job-sharing anche per le posizioni ad elevata responsabilità, introduzione del telelavoro, incremento della disponibilità di orari flessibili, ecc.) e il potenziamento delle strutture di accoglienza per la prima infanzia e dei servizi extrascolastici (mense e doposcuola), riducendone anche i costi a carico delle famiglie.
Cosa sbagliamo e soprattutto dove siamo chiamati a mettere il piede sull’acceleratore e migliorare? Nonostante una situazione a tinte chiaro-scure stiamo andando nella direzione giusta e le prospettive di miglioramento ci sono. Dal 1° gennaio 2021 è infatti entrato in vigore il congedo paternità di due settimane che si spera porterà le coppie a suddividersi più equamente il carico di cura. Sempre ad inizio anno è stato modificato il diritto delle società anonime il quale prescrive delle quote femminili del 30% nei Consigli di amministrazione e del 20% nelle Direzioni delle società quotate in borsa. Circa 200 aziende in Svizzera sono interessate dalle nuove disposizioni e si spera che con questa normativa si dia maggiore spazio alle donne in ruoli dirigenziali e strategici. In merito alla parità salariale, dallo scorso anno è entrata in vigore una modifica della Legge federale sulla parità dei sessi (LPar), la quale introduce l’obbligo per tutte le aziende con almeno 100 dipendenti di svolgere un’analisi interna della parità salariale. Anche in questo caso si spera che la normativa porti le aziende ad avere maggiore consapevolezza rispetto alle proprie pratiche salariali, adottando delle misure concrete per correggere eventuali situazioni discriminatorie. Infine, grazie allo sciopero nazionale delle donne del 14 giugno 2019 e ai numerosi anniversari che stiamo celebrando proprio nel corso di questo 2021 (50 anni dall’introduzione suffragio femminile, 40 anni dall’entrata in vigore dell’articolo costituzionale che sancisce la parità tra donne e uomini, 30 anni dal primo sciopero nazionale delle donne e 25 anni dall’entrata in vigore della Legge federale sulla parità dei sessi) le possibilità di portare la tematica all’attenzione del mondo politico e economico sono molteplici e questo aiuterà a fare dei concreti passi avanti. La trasformazione sociale è infatti un processo graduale e come diceva Ruth Bader Ginsburg, giudice della Corte suprema degli Stati Uniti, «Il vero cambiamento, il cambiamento duraturo, avviene un passo alla volta» ed è proprio con questo spirito che le istituzioni, il mondo associativo, politico, economico e sociale, stanno affrontando il percorso verso una maggiore parità di genere.
Questo e altri articoli sul numero 409 di Progresso Sociale, il periodico dei Sindacati Indipendenti Ticinesi distribuito gratuitamente ai suoi soci.