La previdenza del futuro è in gioco

Sono tempi turbolenti per le pensioni. Dopo l’approvazione dell’iniziativa per una 13esima AVS, lo scorso marzo, siamo chiamati alle urne nuovamente. Il prossimo 9 di giugno si voterà sulle pensioni dei dipendenti pubblici e parapubblici… Due proposte per risolvere il problema dei costi della sanità sempre più elevati in Svizzera saranno al centro di queste votazioni federali. Una votazione toccherà i premi di cassa malati a livello federale. La seconda invece, avrà un impatto cantonale proprio sull’Istituto di previdenza del Cantone Ticino (IPCT). Un SÌ, oppure un NO, determineranno tendenze importanti per la previdenza del futuro. IPCT, sinistra e centrodestra si sono uniti, schierandosi per un SÌ, con il desiderio di mantenere delle  rendite dignitose per i dipendenti pubblici e parapubblici.

Abbiamo incontrato Daniele Rotanzi, Direttore dell’IPCT, per addentrarci nella tematica e capire quali aspetti sono in gioco per il futuro della popolazione… La posta in gioco il prossimo 9 giugno è alta. Votare SÌ alle misure di compensazione per le rendite IPCT significa dimostrare di essere – come cittadino votante – un datore di lavoro responsabile e voler mantenere le rendite del secondo pilastro dei dipendenti cantonali pubblici e parapubblici a un livello dignitoso, ossia in media con quelle previste dalla Città di Lugano, dall’EOC e da tutti gli altri enti pubblici a livello Svizzero. Votare NO significa invece accettare che tutti i futuri pensionati IPCT subiscano una riduzione della rendita del 15%, dopo aver già incassato quella del 20% circa nel 2013 con l’allora riforma, rendendo il livello delle rendite IPCT nettamente peggiore a quello offerto dalla Città di Lugano, dall’EOC, dalla Confederazione e dagli altri Cantoni Svizzeri.


Daniele Rotanzi

Direttore dell’Istituto di previdenza del Cantone Ticino

Originario di Piano di Peccia (Lavizzara), ho studiato matematica al Politecnico federale di Losanna (bachelor e master). Mi sono poi spostato a Zurigo dove ho lavorato per 5 anni per una ditta di consulenza per casse pensioni (Towers Watson) e, a margine del lavoro, mi sono diplomato come Attuario ASA al Politecnico federale di Zurigo. Nel 2015 ho fatto rientro in Ticino quale Vicedirettore e responsabile previdenza dell’IPCT e dal 2020 ricopro la posizione di Direttore.


Il risultati della votazione imminente delineeranno il futuro del sistema di previdenza? Quali sono i possibili scenari?

Sicuramente daranno una forte impronta per quanto riguarda il secondo pilastro in Ticino. In caso di un SÌ il Cantone, sia come datore di lavoro che come area economica, darà un segnale che è importante mantenere delle rendite a un livello dignitoso. Se invece prevarrà il no si prospettano delle ristrettezze economiche per tutte le future generazioni di pensionati, provengano essi dall’impiego pubblico o privato. In tale seconda evenienza l’emigrazione oltre Gottardo dei giovani così come l’emigrazione oltre confine dei neopensionati non potrà che accentuarsi. La conseguenza del NO sarebbe un impoverimento delle future generazioni di pensionati e tutti i lavoratori assicurati al secondo pilastro in Ticino – che siano impiegati nel pubblico o nel privato – potrebbero esserne penalizzati, perché se il datore di lavoro più grande e importante del Cantone dà il segnale che va bene non compensare la riduzione dei tassi di conversione, anche tutti gli altri datori di lavoro potrebbero seguirne facilmente l’esempio. Tengo però a chiarire (visto che spesso emerge questa confusione) che il voto del 9 giugno nulla ha a che vedere con il risanamento dell’IPCT: le misure di compensazione oggetto del voto sono interamente destinate agli assicurati e non cambieranno di una virgola il grado di copertura della Cassa.

Su chi graverebbero maggiormente le conseguenze del NO?

In primis saranno toccati gli attuali dipendenti pubblici che si vedranno la loro futura pensione ridotta del 15% circa, scendendo così a un livello nettamente inferiore a quello di altri datori di lavoro pubblici o parapubblici (quali Città di Lugano, EOC, Confederazione, ecc.), ma anche di grandi aziende private. Ne conseguirà una minor attrattività dell’impiego pubblico cantonale rispetto ad oggi, con conseguente maggior difficoltà a riportare in Ticino i ticinesi formatisi Oltralpe. I neopensionati avranno meno risorse da spendere sul territorio e tenderanno maggiormente a lasciare il Ticino per stabilirsi all’estero. Infine, ed è il punto che a mio avviso è quello di maggior preoccupazione, vi sarebbe una pressione al peggioramento del secondo pilastro per tutti i dipendenti ticinesi, pubblici o  privati che siano, sulla scia del segnale dato dal maggior datore di lavoro cantonale.

È un momento di cambiamenti importanti per il settore della previdenza, protagonista delle votazioni. Quale contesto economico e sociale determina questi avvenimenti?

Le assicurazioni sociali in generale si trovano a vivere una fase di importanti mutamenti. Concentrandomi solo su AVS (1° pilastro) e LPP (2° pilastro) le sfide che tutta la popolazione in Svizzera (ma in generale in tutto il mondo occidentale) stanno affrontando nel corso degli ultimi 20 anni circa sono perlomeno tre:

  • Il peggioramento del rapporto demografico: ci sono sempre meno attivi rispetto al numero di pensionati (pensiamo solo all’importante fetta di popolazione appartenente alla generazione dei baby boomer che sta andando in pensione collegata ai sempre più bassi tassi di natalità). Questo è soprattutto un problema del 1° pilastro.
  • L’allungamento della speranza di vita: dal secondo dopoguerra abbiamo guadagnato un anno di longevità ogni 10 anni: se nel 1950 un 65enne aveva un’aspettativa di vita media di 15 anni, nel 2020 questa è aumentata a 22 anni. Vivere più a lungo, specie se in salute, è una bella cosa per le persone e per i loro cari, ma per il 1° e il 2° pilastro, che devono assicurare delle rendite vita natural durante, si tratta di una grande sfida.
  • La riduzione dei tassi di interesse: se fino alla fine degli anni ’90 le obbligazioni della Confederazione (l’investimento considerato più sicuro) generavano ancora dei rendimenti attorno al 4%, dall’inizio degli anni 2000 tali rendimenti sono inesorabilmente scesi (addirittura fin sotto zero nell’ultima decina di anni), assestandosi al momento attorno all’1%. Questa è una sfida soprattutto per il secondo pilastro, in quanto i capitali accumulati dalle casse pensioni generano minori rendimenti rispetto al passato (e per cercare di risollevare almeno in parte tali rendimenti devono assumersi maggiori rischi sui mercati finanziari).

Sei entrato in carica in un’epoca particolarmente densa di sfide: cosa rappresentano questi “movimenti” per l’Istituto di Previdenza Cantonale?

Fin dalla sua nascita nel 2013 l’IPCT ha dovuto far fronte a molte sfide, diverse delle quali si sono palesate proprio negli ultimi anni. Il fardello del passato – in particolare gli anni ‘80/’90’/2000, quando i contributi non erano all’altezza delle prestazioni ed hanno scavato il deficit di oltre CHF 2 miliardi che ci troviamo oggi a dover gestire – evidentemente pesa. Allo stesso tempo però, nel 2012, quando finalmente è stata decisa la riforma dell’allora Cassa pensioni dei dipendenti dello Stato (da cui è nato l’IPCT), sono stati introdotti dei contributi di risanamento importanti che, secondo il relativo piano di finanziamento, porteranno l’IPCT a ridurre in modo importante tale disavanzo entro il 2051. Il 9 giugno non si vota però sul risanamento dell’IPCT, ma unicamente sulla volontà o meno, da parte dell’elettore ticinese, nella sua veste di datore di lavoro statale, di mantenere le rendite dei futuri pensionati a un livello dignitoso, ossia in media a quello di altri enti pubblici comunali e cantonali ticinesi e svizzeri.

La tematica ha generato un interesse comune da parte di diversi partiti… PLR, Centro, PS e Verdi allo stesso tavolo a lanciare il comitato in difesa delle misure di compensazione per gli affiliati IPCT: quanto è importante questa coesione politica?

Si tratta sicuramente di un bel segnale vedere un così ampio fronte a favore di queste misure di compensazione. Significa che vi è una maggioranza di chi si occupa della cosa pubblica che crede alla necessità di un secondo pilastro forte e credibile e che soprattutto ritiene giusto che il datore di lavoro, assieme ai propri dipendenti, faccia uno sforzo per cercare di provvedere a quest’ultimi una previdenza per la vecchiaia giusta. 

L’esperienza degli altri Cantoni insegna…

A seguito della necessaria riduzione dei tassi di conversione (fatto conosciuto da tutte le casse pensioni in Svizzera negli ultimi anni, siano esse di datori di lavoro pubblici o privati), in tutti i Cantoni di cui ho conoscenza si sono decise delle misure di compensazione (ossia un aumento dei contributi sia a carico dello Stato che dei dipendenti) per mantenere il livello delle rendite, e in tutti i casi esse sono sempre state approvate a larghissima maggioranza dai rispettivi parlamenti (Città di Zurigo 112 voti favorevoli e 0 contrari, Canton Grigioni 105 voti favorevoli e 1 contrario). Da nessuna parte si è arrivati al voto popolare. Segno questo di responsabilità delle istituzioni politiche quale datore di lavoro nei confronti del servizio pubblico.




Questo e altri articoli sul numero 419 di Progresso Sociale, il periodico dei Sindacati Indipendenti Ticinesi distribuito gratuitamente ai suoi soci.

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