Relazione sindacale 2024
Assemblea SIT del 27 novembre 2024
Care delegate, cari delegati,
come ogni anno comincio la mia relazione dai dovuti ringraziamenti che vanno al Presidente, Sig. Mario Milojevic e al Vice-Presidente, Sig. Fabio Cantoni, alla Direttiva e al Comitato Cantonale.
Un grazie anche alle colleghe Loredana Ghizzardi e Flavia Pattaroni per il loro lavoro quotidiano presso il segretariato del sindacato.
Come ogni anno ricordo sempre volentieri l’indimenticabile Presidente, Sig.ra Astrid Marazzi e i soci fondatori Prof. Guido Marazzi e Luigi Salvadé senza i quali oggi non saremmo qui a svolgere la 63° assemblea del nostro piccolo ma grande sindacato.
Gli ultimi mesi sono stati davvero intensi a livello sindacale. L’instabilità geopolitica internazionale è oramai una costante spiacevole con la quale dobbiamo tutti confrontarci, questa ha delle chiare ripercussioni anche alle nostre latitudini generando preoccupazione tra la popolazione. L’instabilità economica tocca direttamente anche i salariati, che sembrano ora ancor più disposti ad accettare determinati abusi e maltrattamenti pur di non perdere il posto di lavoro. Durante questa breve relazione cercherò di toccare alcuni temi trasversalmente concentrandomi sulle sfide che dovrà affrontare il sindacato, sul tema dell’aumento dei prezzi e sul difficile rinnovo di alcuni contratti collettivi di lavoro.
1. Le sfide del Sindacato
La sfida più importante con la quale siamo confrontati negli ultimi anni come associazione che rappresenta gli interessi dei lavoratori, è quella di continuare a rappresentare gli interessi di questi ultimi. In altre parole, il sindacato, per mantenere una certa influenza e incisività d’azione, deve investire sul ricambio generazionale riuscendo ad affiliare nuovi giovani soci.
Sostituire i soci pensionati o alle soglie del pensionamento con i giovani soci, lavoratori attivi, non è per nulla facile. La tendenza è negativa per le associazioni a livello generale, i valori e le emozioni che animavano i lavoratori degli anni ’70 e ‘80 sono completamente diversi rispetto quelli che animano la generazione Z, di coloro nati dopo il 2000, che possiedono si valori di apertura mentale e inclusione dell’altro maggiori rispetto alle precedenti generazioni, ma che peccano con tendenze comportamentali orientate all’egoismo, all’individualismo e al narcisismo.
Orientamenti quest’ultimi che non giovano ad associazioni come la nostra che hanno la tutela degli interessi collettivi dei soci tra i propri scopi associativi. I lavoratori appaiono sempre più tristemente isolati e disinteressati alle battaglie comuni. Il menefreghismo è dilagante così come il pregiudizio e la sfiducia generale verso le istituzioni, i partiti politici, i sindacati, ecc... Il fenomeno è favorito anche dalla disinformazione e dalla mancanza di conoscenza e questo non si limita agli esempi citati, la sfiducia è anche individuale, non ci si fida più del prossimo, del proprio collega, del proprio vicino di casa, addirittura dei propri famigliari. La malafede ci pervade e siamo sempre all’erta guardando all’altro non come un amico, ma come un avversario con cui competere per emergere. La cooperazione tra colleghi si è trasformata in competizione richiamando valori propri del consumismo che ormai pervade ogni attimo della nostra giornata portandoci a duellare per raggiungere ognuno un più alto status sociale, che ci permetta di acquistare il maggior numero di beni secondari che ci facciano apparire, agli occhi degli altri, prestigiosi e potenti. Una competizione demenziale, l’acquisto di qualcosa di nuovo è diventato il simbolo della nostra posizione nella scala della ricchezza. I lavoratori, da forza lavoro, si sono trasformati in consumatori che cercano di emulare coloro che sono al di sopra di loro nella gerarchia sociale. I poveri si sforzano di imitare i ricchi e i ricchi imitano le celebrità e altre icone ognuno cerca di raggiungere, acquistando e consumando, persone di status sociale più elevato. Questa tendenza da più importanza all’apparire piuttosto che all’essere. Questo produce i suoi effetti anche sulla democrazia, sempre più in crisi di valori e di rappresentatività. Rimanere autorevoli e affidabili, attrattivi in termini di prestazioni offerte ai soci, rinnovando i servizi offerti, continuando a offrire vantaggi assicurativi grazie alla collettiva di cassa malati SIT Helsana nonostante il più restrittivo quadro giuridico imposto dall’autorità di vigilanza FINMA, curare gli aspetti legati ad una consulenza individuale globale, … queste sono le nostre ancore di salvezza, che alla lunga, siamo sicuri, saranno armi vincenti.
La concorrenza dei sindacati maggioritari ovviamente non facilita il compito d’acquisizione di nuovi soci. Una concorrenza resa difficoltosa in base ai diversi mezzi e alle diverse risorse messe in campo, che, di fatto, impediscono il nostro accesso deciso ad alcuni settori economici.
2. Il Difficoltoso rinnovo dei Contratti Collettivi di Lavoro
Negli ultimi mesi sono iniziate le trattative per il rinnovo di alcuni contratti collettivi di lavoro giunti a scadenza. Le aspettative dei lavoratori sono sempre molto alte. In un periodo di rincaro dei prezzi, il mantenimento del potere d’acquisto dei lavoratori è al centro delle preoccupazioni sindacali. Lo scandaloso aumento dei costi dell’assicurazione malattia, l’aumento del costo dell’energia e degli usuali beni di consumo oltre che dei servizi in generale e delle pigioni d’affitto richiede un aumento almeno paritario dei salari. Qualora questo non avvenisse ecco che inizierebbe una pericolosa recessione economica che porterebbe ad una profonda crisi sociale dovuta all’aumento delle persone disoccupate e messe ai margini della società. Detto diversamente, qualora i salari non dovessero seguire l’aumento dell’indice dei prezzi al consumo, migliaia di lavoratori si ritroverebbero sempre più poveri, aumentando la quantità dei working poor, dei lavoratori, di coloro che, pur lavorando, restano poveri. Inaccettabile. La diminuzione del potere d’acquisto comporta un evidente riduzione dei consumi, mettendo in difficoltà l’economia intera, con aziende che verrebbero costrette a rivedere al ribasso le condizioni lavorative, a delocalizzare e infine a licenziare decine di lavoratori.
L’unico modo per evitare questo scenario è quello di concedere il rincaro dei salari. I datori di lavoro, va pure ammesso, incontrano anche loro chiare difficoltà nel programmare a lungo termine. L’instabilità a livello globale e il rincaro dei prezzi colpiscono anche le aziende, che difficilmente riescono a pianificare il lavoro a medio lungo termine come avveniva prima della pandemia. Quasi come se ci sia stato un prima e un dopo, un dopo certamente per tutti più burrascoso. Ci appelliamo però ad un certo senso di responsabilità da parte degli imprenditori e, siamo sicuri, solo attraverso il confronto costruttivo e serio con la propria manodopera, tramite delle associazioni sindacali, riusciranno ad uscire indenni da questo difficile momento storico.
La salvaguardia delle pensioni, il mantenimento del potere d’acquisto indicizzato al rincaro dei prezzi e il diritto a salari svizzeri e non italiani, ora più che mai, rimangono principi imprescindibili affinché si mantenga la pace sociale e l’erogazione di servizi di qualità. Su questi principi non siamo disposti a retrocedere, tireremo dritti fintanto che i salari non verranno aumentati in tutti i settori economici. Anche perché, in alcuni i settori economici, i profitti sono aumentati vertiginosamente negli ultimi anni.
Concludo con la speranza di aver corrisposto alle aspettative degli associati, che quotidianamente
ripongono in noi la loro fiducia, e dei membri della Direttiva e del Comitato, che mi supportano nel ricoprire questa prestigiosa e gratificante carica, terminando la relazione sindacale ribadendo che non ci sarà mai realmente benessere e non ci sarà mai realmente progresso sociale finché esisteranno giovani disoccupati, pensionati a margini della società e lavoratori che pur lavorando resteranno poveri!
Grazie per l’attenzione.
Questo e altri articoli sul numero 421 di Progresso Sociale, il periodico dei Sindacati Indipendenti Ticinesi distribuito gratuitamente ai suoi soci.