
Ticino: occupazione e confini
Il delicato bilanciamento tra apertura e tutela dei lavoratori residenti
Ticino, il mercato del lavoro è il risultato di un equilibrio complesso tra lavoratori locali, frontalieri e professionisti che arrivano dall’estero per stabilirsi nel cantone. Oggi, il mercato ticinese continua a poggiare in modo significativo sul contributo dei lavoratori frontalieri, una componente ormai strutturale del tessuto economico cantonale. In particolare, questi lavoratori provenienti perlopiù dalle regioni italiane confinanti ricoprono ruoli essenziali in settori chiave come l’edilizia, la sanità, la manifattura e i servizi, ambiti in cui spesso la manodopera residente risulta insufficiente.
Diversa è la situazione per i lavoratori che scelgono di trasferirsi stabilmente in Ticino dall’estero, in particolare cittadini dell’UE e dell’area Schengen. Questo gruppo tende a occupare posizioni professionali di medio-alto livello, soprattutto nei settori finanziario, tecnologico e dei servizi avanzati. In particolare, si registra una forte presenza di expat impiegati in ruoli manageriali, nella consulenza aziendale, nell’informatica e nella ricerca e sviluppo. Una presenza che contribuisce a innalzare il profilo di competenze medio del mercato del lavoro cantonale, portando con esperienze, lingue e know-how utili anche alla competitività del territorio. L’importante componente di frontalieri e lavoratori immigrati, pur contribuendo in modo decisivo all’efficienza e alla continuità del sistema produttivo ticinese, suscita non poche preoccupazioni tra i lavoratori residenti. In particolare, si teme una pressione al ribasso sui salari, soprattutto nei settori a bassa qualifica, dove la concorrenza è più evidente.
In un contesto così complesso e in continua evoluzione, non servono risposte semplicistiche o radicali. Serve piuttosto una gestione attenta, flessibile e lungimirante, capace di conciliare due esigenze fondamentali: da un lato, tutelare i lavoratori ticinesi garantendo loro opportunità occupazionali e condizioni di lavoro corrette; dall’altro, mantenere un atteggiamento aperto e costruttivo, in grado di integrare in modo equilibrato sia i frontalieri sia i migranti che scelgono di vivere e lavorare in Ticino, contribuendo attivamente alla vitalità del tessuto socio-economico del cantone.
I settori a maggiore presenza frontaliera
Secondo l’Ufficio federale di statistica (UST), nel quarto trimestre del 2024 i frontalieri impiegati in Ticino erano circa 78.000, con un aumento del 2,4% rispetto all’anno precedente. La loro incidenza sul totale degli occupati nel cantone supera il 30%, con punte superiori al 60% in determinati settori. I dati rivelano che sono particolarmente concentrati in alcune aree produttive. Nell’edilizia, rappresentano una quota significativa della forza lavoro, soprattutto nelle imprese attive nella costruzione civile, nella manutenzione e nei lavori specializzati. Anche nella sanità il loro contributo è fondamentale: infermieri, operatori socio-sanitari e tecnici sanitari frontalieri garantiscono la continuità operativa di ospedali, cliniche e case di cura. Un altro comparto ad alta intensità di manodopera frontaliera è quello della manifattura, in particolare nell’industria meccanica, elettronica e tessile, dove molte imprese fanno affidamento su personale qualificato proveniente dall’Italia. Lo stesso vale per il settore dei servizi, in particolare nel commercio al dettaglio, nella logistica e nella ristorazione, dove la difficoltà a reperire personale residente ha reso i lavoratori frontalieri una risorsa imprescindibile.
Chi si trasferisce in Ticino dall’estero: ruoli e tendenze
Secondo le rilevazioni dell’UST e del Segretariato di Stato della migrazione (SEM), nel 2024 il Canton Ticino ha registrato circa 6.000 nuovi residenti provenienti da Paesi UE/AELS. Molti di questi professionisti sono attratti dalla qualità della vita, dalla vicinanza con il mercato italiano e dalla solidità dell’economia svizzera, ma anche dalle opportunità offerte dalle multinazionali e dalle sedi regionali di aziende internazionali attive in Ticino. Tuttavia, l’afflusso di migranti altamente qualificati non è privo di effetti collaterali. Se da un lato è una risorsa evolutiva importante che arricchisce il tessuto socio-economico, favorendo l’innovazione, l’internazionalizzazione delle imprese e la creazione di reti professionali transfrontaliere, dall’altro può accentuare la concorrenza per l’accesso a posizioni ben retribuite e di responsabilità. Questo vale soprattutto per i giovani laureati ticinesi, che si trovano a competere con candidati provenienti da contesti accademici e professionali più ampi, talvolta con esperienze internazionali più consolidate o disponibilità a condizioni contrattuali più flessibili. In alcuni casi, ciò può generare un effetto di esclusione indiretta, rallentando l’inserimento o la progressione professionale dei residenti, soprattutto in assenza di politiche di valorizzazione del capitale umano locale.
Un cambiamento fiscale importante per i frontalieri: l’accordo tra Svizzera e Italia
Un’importante novità nel panorama del lavoro transfrontaliero è rappresentata dall’entrata in vigore, il 1° gennaio 2024, del nuovo Accordo fiscale tra Svizzera e Italia. L’intesa, frutto di anni di negoziati, ha introdotto una tassazione concorrente per i nuovi frontalieri, ovvero coloro che hanno iniziato a lavorare in Svizzera dopo il 17 luglio 2023. Questi lavoratori sono ora soggetti a tassazione sia in Svizzera – con un’imposta alla fonte pari all’80% dell’aliquota ordinaria – sia in Italia, dove devono pagare l’IRPEF sul reddito netto, al netto però di una franchigia di 10.000 euro e delle detrazioni per assegni familiari e contributi previdenziali versati in Svizzera. Questo sistema comporta una riduzione del netto mensile rispetto ai frontalieri assunti prima del 17 luglio 2023, che continuano a essere tassati solo in Svizzera. Gli effetti di queste misure sull’affluenza di frontalieri in
Svizzera si riveleranno con il tempo.
Una concorrenza che può generare tensioni
Il fenomeno del dumping salariale – ovvero la pratica di offrire salari inferiori alla media di mercato sfruttando la maggiore disponibilità o flessibilità di lavoratori provenienti dall’estero – è un tema sensibile, oggetto di controlli e misure da parte delle autorità cantonali. I sindacati denunciano da anni una concorrenza considerata “sleale”, soprattutto nei comparti dell’edilizia, della logistica e dei servizi alla persona, dove alcuni datori di lavoro approfitterebbero delle differenze di costo della vita tra Ticino e Italia per comprimere i livelli salariali. Anche tra i lavoratori qualificati, il timore di vedere ridotte le
opportunità di carriera a causa della maggiore concorrenza esterna è diffuso. Al tempo stesso, è innegabile che il mercato ticinese, per restare competitivo, debba poter contare su un mix equilibrato di competenze locali e internazionali. Il problema, dunque, non risiede nella presenza di lavoratori esteri in sé, quanto nella necessità di regole chiare, controlli efficaci e politiche attive del lavoro che garantiscano pari condizioni, salari equi e opportunità per i residenti.
Un equilibrio delicato di cui prendersi cura
I frontalieri rappresentano una risorsa insostituibile per il Ticino, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo. Il nuovo quadro normativo e fiscale ne ridefinisce parzialmente lo status, ma non ne riduce l’importanza strategica per l’economia cantonale. Al contempo, anche l’immigrazione stabile da altri Paesi contribuisce in modo decisivo al rafforzamento del mercato locale, portando competenze strategiche nei settori ad alta specializzazione. Per evitare squilibri e tensioni sociali, sarà fondamentale nei prossimi anni garantire una coesistenza equilibrata tra lavoratori frontalieri, immigrati e residenti, rafforzando le misure contro il dumping salariale, investendo nella formazione locale e promuovendo un dialogo costruttivo tra istituzioni, imprese e parti sociali.
L’esperienza di Silvia, impiegata ticinese in una società di trading in Ticino
“Lavoro in una società di trading di materie prime. Gli impiegati frontalieri rappresentano circa un terzo del totale a cui si aggiungono due colleghi che si sono trasferiti qua dall’Italia attirati dalle condizioni salariali favorevoli. Uno di questi apprezza lo stile di vita locale, l’altro lo vive meno bene. In passato ho lavorato per altre società dove la forza lavoro dei frontalieri raggiungeva addirittura i due terzi del totale. In generale, dalla mia esperienza, posso dire che la ragione principale che motiva la scelta di lavorare in Svizzera è lo stipendio. Uno stipendio che, sebbene sia più basso per il frontaliere che per il lavoratore locale, rimane attrattivo rispetto alle condizioni della vicina Italia. C’è inoltre da dire che oggi la differenza salariale per i frontalieri è più marcata rispetto al passato.
Per quanto riguarda le relazioni tra lavoratori locali e frontalieri tutto dipende dagli atteggiamenti personali ed è quindi importante non generalizzare. Negli anni ho notato che i frontalieri generalmente vengono giudicati in base al loro atteggiamento: se lavorano bene, hanno un atteggiamento positivo e si impegnano, vengono apprezzati; se invece si lamentano o mostrano poca voglia, scattano le critiche.
Quello che genera più tensioni in me e nei colleghi ticinesi è quando sentiamo lamentele continue sulla Svizzera – sul costo della vita, sul cibo, sul caffè. Da ticinese, mi dà fastidio. Nessuno è obbligato a lavorare qui. Chi ha scelto di lavorare in Svizzera, lo ha fatto per un vantaggio, soprattutto economico. Quindi sono del parere che una forma di rispetto e di riconoscenza nei confronti del paese ci debbano essere.
Io sono nata e cresciuta qui, con doppia cittadinanza svizzera e italiana. Capisco entrambi i mondi e apprezzo i lati positivi di entrambi. Sì, il caffè in Italia è migliore e più economico, ma lamentarsene ogni giorno mi sembra fuori luogo. Se scegli di attraversare la frontiera per lo stipendio, allora riconosci anche i benefici che ne trai.”
Questo e altri articoli sul numero 423 di Progresso Sociale, il periodico dei Sindacati Indipendenti Ticinesi distribuito gratuitamente ai suoi soci.