Vacanze e lavoro in Ticino: serve più tempo libero

A tredici anni dalla votazione per 6 settimane di vacanza, cresce la richiesta di più ferie e smartworking per migliorare benessere e performance

Con l’arrivo della fine dell’estate, molti hanno colto l’occasione delle vacanze per rallentare i ritmi quotidiani e ricaricare le energie. Questo momento si presta a una riflessione sul valore del tempo libero nel contesto lavorativo. In Svizzera, la normativa vigente garantisce ai lavoratori un minimo di quattro settimane di ferie all’anno, che salgono a cinque per chi ha meno di 20 anni. Tuttavia, numerosi contratti collettivi di lavoro prevedono periodi di vacanza più lunghi - spesso cinque settimane o più - specialmente a partire da una certa età, come i 50 anni, come forma di compensazione per il carico lavorativo e per favorire il mantenimento di un equilibrio tra benessere e produttività.

In Ticino, la proposta di aumentare a sei le settimane di vacanza è già stata sottoposta a votazione il 11 marzo 2012, senza successo. Eppure, oggi emerge una nuova consapevolezza: il benessere dei lavoratori, la qualità delle performance e l’equilibrio vita-lavoro sono strettamente legati alla possibilità di staccare davvero.

Per molte famiglie, dove spesso entrambi i genitori lavorano, le vacanze rappresentano una sfida organizzativa complessa e le settimane a disposizione risultano spesso insufficienti. Ma anche chi non ha figli sente il bisogno di più tempo per sé, per rigenerarsi o semplicemente per vivere meglio. In questo contesto, riaprire il dibattito sulle vacanze annuali e promuovere una maggiore apertura verso lo smartworking potrebbe rappresentare un passo decisivo verso un lavoro più sostenibile, umano e orientato alla qualità della vita.

In questo reportage abbiamo dato la parola a tre lavoratori di diversi settori in Ticino, con e senza famiglia, per ascoltare il loro punto di vista su queste tematiche e capire cosa pensano delle attuali condizioni e delle possibili evoluzioni.



Mia

Età: 35 anni
Professione: infermiera in ospedale
Status: nubile


Le vacanze sono per me un momento molto atteso, soprattutto perché amo viaggiare. Organizzo almeno un paio di viaggi all’anno, spesso da sola e in modalità “zaino in spalla”. Per me, vacanza è sinonimo di viaggio, e già l’attesa rappresenta un momento emozionante. Sono fondamentali per rigenerarmi, soprattutto a livello mentale. Anche se in vacanza faccio attività come trekking e torno a volte stanca fisicamente, il fatto di staccare la mente mi aiuta a riprendere il lavoro con più energia. In professioni emotivamente intense come la mia, serve più di una settimana per smaltire lo stress: me ne accorgo quando sogno ancora il lavoro nei primi giorni di vacanza.

Per sette anni ho avuto solo quattro settimane di ferie, oggi ne ho cinque. Secondo me il minimo dovrebbe essere cinque o sei settimane, soprattutto in ambito sanitario. Avere più giorni aiuterebbe a distribuirle meglio nell’anno e ad affrontare meglio i lunghi periodi senza stacco.
Nel nostro lavoro la flessibilità è limitata, ma ogni tanto riesco a creare weekend lunghi con dei congedi. È un buon compromesso, anche se lavorare ad alta percentuale resta impegnativo.

Ho scelto questo lavoro sapendo che le vacanze erano poche, ma a volte penso a un cambiamento per avere più flessibilità. Il lavoro a turni pesa sulla vita sociale. Dopo i 50 anni avrò sei settimane, ma credo sia tardi: alcuni colleghi in lavori simili le hanno già, e questo confronto a volte frustra.

Credo che sei settimane siano un minimo giusto. In Ticino abbiamo la fortuna di avere diverse festività e ponti tra maggio e giugno, ma chi lavora a turni — come me — spesso deve lavorare anche in quei giorni. Per questo sarebbe giusto fare una distinzione tra chi beneficia automaticamente dei ponti e chi no. Se ci fosse una nuova votazione, io sarei sicuramente a favore delle sei settimane di vacanza per tutti



Luca

Età: 39 anni
Professione: venditore negozio sportivo / meccanico bici
Composizione familiare: io la mia compagnia e una figlia di 2 anni
Lavorano entrambi i partner: sì


Le vacanze, per noi, sono un momento fondamentale di riposo e di distacco dalla vita quotidiana. È l’unica occasione in cui riusciamo davvero a “staccare il cervello” insieme. Di solito le pianifichiamo con anticipo, già a novembre, perché dobbiamo coordinarci con i colleghi, anche se a volte non è semplice. Al momento, la nostra bambina va al nido. Io lavoro all’80% e la mia compagna al 70%, quindi cerchiamo di organizzarci con i giorni liberi per stare con lei, soprattutto quando il nido è chiuso. Quando non riusciamo, ci danno una mano i miei genitori.

Abbiamo quattro settimane di vacanza da passare insieme, perché lei ne ha quattro e io cinque. Onestamente, ci sembrano poche rispetto al tempo che dedichiamo al lavoro. Secondo noi, almeno cinque settimane dovrebbero averle tutti. Il problema principale è proprio quella settimana che manca per poterci organizzare meglio.

Quattro settimane sono poche anche per chi non ha figli. Oggi, per potersi permettere una vacanza, servono due stipendi: con uno solo, a meno che non sia molto alto, è davvero difficile, soprattutto in Ticino, dove i costi sono aumentati dopo il Covid e non sono più scesi. Probabilmente sarebbe stato meglio partire da cinque settimane per tutti. In ogni caso, è incredibile che non siano ancora passate le sei settimane: qualcosa di strano dev’essere successo.



Nicole

Età: 32 anni
Professione: consulente digitale per le aziende in un’agenzia di Branding & Marketing
Composizione familiare: nubile


Le vacanze per me sono fondamentali per recuperare le energie, sia fisiche che mentali. Nella vita quotidiana si accumulano molte responsabilità e pensieri, legati al lavoro ma anche ai vari ruoli che ricopriamo — come membri di una famiglia, partner o amici. Le vacanze diventano così un momento per fare un reset, creare spazio mentale e rigenerarsi. Sono anche occasioni preziose per mettere al centro la qualità della vita e vivere momenti speciali con le persone care, che restano nel tempo e danno forza anche nei periodi più difficili.

Ho quattro settimane di vacanza all’anno e, su 52 settimane lavorative, sono davvero poche. Mi è capitato più volte di ammalarmi proprio all’inizio delle ferie, segno che il corpo approfitta di quel momento di rilassamento per sfogare lo stress accumulato. Credo fermamente che cinque settimane dovrebbero essere lo standard minimo per tutti. Non è solo la quantità di tempo dedicato al lavoro a fare la differenza, ma la qualità: e questa migliorerebbe se ci fosse un equilibrio più sano tra vita privata e lavoro.

Quest’anno ho avuto la possibilità di lavorare una settimana da remoto, anche se non era previsto dal contratto. È stata un’esperienza molto positiva: ho lavorato bene quanto in ufficio, ma con molta più motivazione. Il contesto più comodo e sereno mi ha fatto sentire quasi in vacanza e sono tornata più carica. Mi piacerebbe poterlo fare più spesso.

Oggi, ferie e smart working sono diventati per me elementi centrali nella scelta del lavoro. Non lo erano agli inizi, ma con il tempo ho capito quanto siano importanti per costruire una vita di qualità e avere tempo per le persone che contano. Se si tornasse a votare sulle sei settimane di vacanza, voterei sicuramente a favore: credo che il benessere delle persone migliori anche la loro qualità sul lavoro.

Questo e altri articoli sul numero 424 di Progresso Sociale, il periodico dei Sindacati Indipendenti Ticinesi distribuito gratuitamente ai suoi soci.

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